Capaci, 1992: L’Attentato che Sconvolse l’Italia e Ridisegnò la Lotta alla Mafia
- AVVENIRE SUD
- 23 mag
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A 33 anni dalla strage, il ricordo di Giovanni Falcone e il lascito di una battaglia incompiuta

Avola, 23 maggio 2025 Un post di Fabio Carnemolla
Alle 17:58 del 23 maggio 1992, un boato squarciò l’autostrada A29, vicino a Capaci, in Sicilia. Una carica di 400 kg di esplosivo, nascosta in un tunnel sotto l’asfalto, polverizzò le auto del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e della scorta. Morirono in cinque: oltre alla coppia, gli agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Fu l’apice della strategia del terrore di Cosa Nostra, decisa da Totò Riina per annientare lo Stato .
Giovanni Falcone, nato a Palermo nel 1939, era diventato il simbolo di una giustizia che osava sfidare l’invincibilità della mafia. Con Paolo Borsellino, aveva rivoluzionato le indagini: introdusse l’analisi finanziaria, collaborò con l’FBI e, grazie alle confessioni del pentito Tommaso Buscetta, costruì il maxiprocesso del 1986, che condannò 475 mafiosi. «La mafia è un fenomeno umano. Come tutti i fenomeni umani, ha un inizio e avrà una fine», dichiarò Falcone .
Ma quella vittoria giudiziaria fu anche una condanna a morte. La conferma delle sentenze da parte della Cassazione nel gennaio 1992 spinse i Corleonesi a pianificare la rappresaglia. «Volevano eliminare chiunque minacciasse il loro potere», spiega il procuratore Pietro Grasso, ex presidente del Senato .
Gli anni ’80 e ’90 furono segnati da un’escalation di violenza. La mafia, guidata da Riina, eliminò magistrati (Rocco Chinnici, 1983), politici (Pio La Torre, 1982) e innocenti, mentre infiltriva economia e politica. «Falcone era consapevole di essere un bersaglio», ricorda la sorella Maria Falcone. «Ma credeva nel dovere di servire lo Stato, anche a costo della vita» .
L’attentato di Capaci non fu un episodio isolato: 57 giorni dopo, a via D’Amelio, morì Borsellino con cinque agenti. Le stragi rivelarono una verità scomoda: la mafia non era solo un problema criminale, ma una minaccia sistemica alla democrazia .
Le indagini, supportate dai pentiti come Giovanni Brusca e Santino Di Matteo, portarono a oltre 50 condanne all’ergastolo. Nel 2020, Matteo Messina Denaro, ultimo mandante latitante, fu condannato; catturato nel 2023, la sua morte in carcere nel 2024 lasciò interrogativi aperti. Ma le ombre persistono. «Dietro la strage ci furono anche convergenze con pezzi dello Stato e della politica», affermò il pm Gian Carlo Caselli. I giudici hanno riconosciuto un “movimento politico” nell’attentato: Cosa Nostra cercava alleati per negoziare impunità .
La strage scatenò un risveglio civile. Nel 2002, la legge istituì il Giorno della Legalità (23 maggio), mentre scuole e associazioni promuovono progetti educativi. «La mafia teme più la scuola che i giudici», disse Falcone. Oggi, a Palermo, il Museo del Presente dedicato a Falcone e Borsellino espone la Croma distrutta nell’attentato, simbolo di resilienza .
Il cinema e la letteratura hanno contribuito a mantenere viva la memoria. Nel 2025, il film "Francesca e Giovanni" e il libro "La mafia non deve fermarvi" raccontano il lato umano dei due magistrati, spesso oscurato dal mito (https://www.tgcom24.mediaset.it/spettacolo/simona-izzo-ricky-tognazzi-francesca-giovanni_98104913-202502k.shtml) .
In occasione del 33° anniversario, il presidente Sergio Mattarella ha ribadito: «Quelle tragedie generarono una riscossa. La mafia ha subito colpi pesanti, ma serve vigilanza continua» . Ma per i siciliani, il ricordo è anche personale. «Ogni anno, davanti all’Albero Falcone, sentiamo il dovere di continuare la loro lotta», dice Tina Montinaro, vedova di Antonio, caposcorta .
A 33 anni dalla strage, la Sicilia è cambiata: i clan sono più sommersi, ma persistono nel riciclaggio e nel controllo del territorio. «La mafia non è finita, si è trasformata», avverte il procuratore Roberto Scarpinato. La lezione di Falcone resta attuale: «Per vincere, serve una società che respinga l’indifferenza». Come scriveva nel 1991: «Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa» .

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